Ho ricevuto dal Presidente della Fondazione CRLucca, Marcello Bertocchini, una cortese e documentata risposta al mio appello e lo ringrazio per la sensibilità dimostrata e mai dubitata.
Rendo doverosamente pubblica questa risposta, dopo averne
avuto il consenso, perché da una serie di indicazioni molto precise e per noi
di Italia Viva, alcune, di assoluta novità.
Insieme ad Alberto Baccini, che è il nostro coordinatore IV,
l’abbiamo vivisezionata con molto interesse e ci rifletteremo sopra.
Come Italia Viva non ci siamo mai espressi tecnicamente sulla proposta Coima, perché non essendo nel Consiglio Comunale e quindi non a conoscenza dei documenti ufficiali, abbiamo sempre preferito dare il nostro convinto assenso alla Rigenerazione urbana della Manifattura Sud, al di là di chi avesse fatto l’intervento e in che forma.
Abbiamo indicato, più volte, solo le nostre preferenze su cosa
fare nell’aerea: 1.000 posti auto, appartamenti social
housing, spazi per la cultura.
Parte da qui anche la proposta Baccini, da me
condivisa, di una approvazione formale, oggi, della Rigenerazione Urbana
sull’area e lo spostamento della parte esecutiva al 2022, sia per una doverosa
verifica elettorale che per trovare momenti di ricomposizione sociale su un
argomento troppo diviso della società lucchese, in un momento di così grave
disagio pandemico.
Abbiamo visto con piacere che la nostra proposta non è
esclusa, in toto, dal Presidente Brocchini, che però ci pone il gravoso dilemma
temporale, legato al trasferimento Tagetik, esiziale per l’intervento
proposto.
Con Baccini ci siamo riproposti di valutare assieme agli
amici di Italia Viva e ai Riformisti, le problematiche nuove che la corretta
informazione del Presidente Bertocchini, ci ha aperto e che, se il Comune di
Lucca, avesse gestito con più trasparenza, sarebbero state pubbliche da tempo.
La risposta del Presidente Marcello Bertocchini.
Caro Colucci,
innanzitutto, la ringrazio per la mail e per il tono che la
contraddistingue, così raro in questo surreale e spesso becero dibattito.
Mi auguro che sia di esempio per una maggiore civiltà del
confronto.
Tratto i temi così come indicati nella Sua mail.
La struttura dell’operazione è stata esposta chiaramente fin
dal febbraio 2020 (almeno così a noi era sembrato di fare). Forse abbiamo dato
per scontato che si sapesse cosa sono un “fondo comune di investimento di tipo
chiuso” e una “società di gestione del risparmio”, oppure che chi non lo avesse
saputo (cosa più che lecita) si fosse informato e documentato prima di scrivere
e parlare… ma, purtroppo, oggi è così che vanno i dibattiti e di questo non si
può certo farne una colpa alla Fondazione. Non vado oltre su questo punto,
perché mi sembra che ormai la struttura dell’operazione, almeno a Lei, sia
chiara.
A proposito delle Sue valutazioni circa il continuo
miglioramento dell’offerta, Le preciso che ad ora si parla ovviamente del solo
project, unica operazione per il momento sul tavolo. La riduzione a 40 anni
della durata della concessione è dovuta al venir meno delle spese che erano
destinate all’ intervento del Baluardo San Paolino ed anche su questo tema,
caro Colucci, quante stupidaggini sono state dette! L’operazione di project,
finanziariamente parlando, è proposta ad un tasso di rendimento più basso
rispetto a quello che sarebbe richiesto da un operatore “di mercato”. La
Fondazione ha accettato questa condizione, perché è proprio della sua missione
intervenire a sostegno del territorio non solo con le erogazioni, ma entro
certi limiti anche con il proprio patrimonio. L’originario rendimento del 7%
era già un’ottima proposta. Si è poi scesi al 5%, dopo non poco dibattito
interno, conclusosi con voto favorevole unanime negli Organi decisionali ed a
larghissima maggioranza in Assemblea, chiamata ad esprimersi anche se con
parere non vincolante. Se il Comune avesse accettato il 7%, il fondo avrebbe
ottenuto maggiori entrate annue per circa € 300.000 (che nell’ultima proposta
vanno invece al Comune di Lucca), somma che il Fondo avrebbe riconosciuto, al
netto del 26% di imposta, alla Fondazione, la quale a sua volta, al netto del
20% di riserva obbligatoria, avrebbe avuto la possibilità di aumentare le
erogazioni annue di circa € 175.000. Tutto qua. Mi scuso per i troppi
tecnicismi: mi sembrano utili quantomeno per far capire quale sarebbe stato
l’effetto finanziario e la destinazione della cifra, per non dar adito a chissà quali supposizioni.
E veniamo al fattore tempo da lei richiamato: l’urgenza – lo
ripetiamo da mesi, ma sembra di parlare al vento – è legata unicamente al fatto
che Wolters Kluver, la multinazionale nella quale è confluita Tagetik, è
disposta a prendere in locazione ampi spazi dell’immobile a patto che si possa
consegnare entro una data ben precisa la parte dell’immobile oggetto del
project. Il cronoprogramma è sempre più stretto. Il rischio che corriamo è che
Wolters Kluver – ripeto, una multinazionale poco avvezza ai tentennamenti
troppo spesso utilizzati nel nostro Paese e causa principale della disaffezione
degli investitori stranieri -, si chiami fuori e in tal caso la Fondazione si
ritirerebbe. Su questo punto siamo stati chiari fin dal primo giorno. Nessuno
può dire il contrario.
Il project è funzionale a rendere l’area utilizzabile. Senza
Wolters Kluver non può esserci il project, ma anche senza il project non ci
sarebbe Wolters Kluver.
Possiamo rimandare? Certo, a condizione che si trovi chi è
disposto a sostituire Wolters Kluver e che di questa Azienda mondiale abbia le
stesse caratteristiche e pari livello di affidabilità, cioè condizioni
pressoché inesistenti, una chimera. Quindi, no, caro Colucci, questa prima
parte dell’intervento non può essere rimandata oltre.
Sia ben chiaro (ed anche in questo caso quanta confusione!
Effettiva o voluta?): si sta parlando del solo project relativo alle opere
pubbliche e dell’investimento sulla parte di immobile destinato a Wolters
Kluver. In tutto circa 25 milioni di euro di investimento. Il resto
dell’immobile sottoposto alla presentazione di un Piano Attuativo sarà oggetto
di futuri interventi ed avremo quindi modo di parlarne, di confrontarci, di
ricercare soluzioni il più possibile condivise. Le idee della Fondazione su
questa seconda parte di interventi si sono evolute da un anno a questa parte,
ma sono ancora mere ipotesi. Ed in questo caso non c’è bisogno di fretta.
Questo in estrema sintesi è il quadro.
E veniamo al gesto di responsabilità che mi chiede, ma ritengo intendesse chiederlo a tutti i membri degli Organi decisionali della Fondazione, perché qua non vi è nessuno “solo al comando”.
Ritengo che il vero senso di responsabilità dimostrato sia
quello di aver tenuto ferma la proposta, nonostante le accuse quotidiane di
vario tipo divulgate sempre e soltanto a mezzo stampa, alcune anche esplicite
offese personali e nonostante il lungo periodo di gestazione e l’impegno
profuso per chiarire la natura dell’intervento. La responsabilità ritengo la
Fondazione l’abbia dimostrata tenendo quale obiettivo l’esclusivo interesse
della città. Riteniamo, infatti, che consolidare 300 posti di lavoro di grande
qualità su Lucca, creare le condizioni per ampliarli nel prossimo futuro, far
sì che siano riversati sul territorio almeno 25 mln di euro di lavori nei
prossimi 48 mesi – lavori compatibili con i più avanzati criteri di
sostenibilità – siano importanti priorità per Lucca. La Fondazione ha avanzato
la sua proposta perché ciò si possa realizzare. Ora sta al Consiglio Comunale
stabilire se c’è interesse pubblico o no. La Fondazione non vuole imporre nulla
a nessuno, anche questo lo scrivo per l’ennesima volta!
Non condivido affatto gli ultimi paragrafi della sua mail
dove parla di “dolorosa ferita” e di “spaccatura verticale”: ad oggi il
consenso esplicito verso l’operazione appare diffuso sia tra le forze politiche
e tra i gruppi consiliari, sia tra ampie rappresentanze delle categorie
economiche.
Leggo, infine, di una Fondazione che terrebbe “sotto
schiaffo” (sic!) le Istituzioni locali, lasciando intendere, forse, che usa le
erogazioni come armi di ricatto.
Spero francamente di aver interpretato male. Invito comunque
tutti gli Amministratori locali che dovessero sentirsi “sotto schiaffo” dalla
Fondazione a dichiararlo pubblicamente.
Mi fermo qui. Per ogni ulteriore approfondimento rinvio alla documentazione presente sul sito della Fondazione.
Con altrettanto rispetto,
Marcello Bertocchini

Perchè Tagetik non può entrare in un progetto portato avanti direttamente dal Comune con le risorse a fondo perduto (15M+20M euro messi a disposizione dai programmi regionali e nazionali, come annunciato)? Resterebbero al Comune le risorse dei parcheggi e della Cosap, la proprietà della Manifattura, la salvaguardia delle prerogative istituzionali dell'ente riguardo alle politiche programmatorie sulla mobilità, i proventi che Tagetik verserebbe annualmente come canone di affitto. Con quelle risorse il Comune potrebbe recuperare gli spazi aperti e destinarli ad uso pubblico e parte degli immobili da destinare al museo del sigaro e a spazi espositivi sulle Città fortificate con relativo Centro studi, e molto altro ancora. Mentre la restante parte della Manifattura sud potrebbe essere data in concessione a MIH per realizzare un Hub musicale di livello nazionale, costituendo in tal modo un valore aggiunto per la Città, in coerenza con la sua tradizione musicale, ricavando ulteriori introiti dal canone di affitto che la stessa Music Innovation Hub verserebbe. La proposta di Colucci e IV, è una proposta fossile, alla luce della transizione ecologica che fa a pugni con la collocazione di un mega parcheggio all'interno della Manifattura.
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